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a Gerusalemme!


12 palmieri in Terrasanta (10 - 17 ottobre 2007)

Il richiamo di Terrasanta (il quinto Vangelo come é stata definita da Paolo VI) é molto forte per il credente: conoscere la terra la sua storia e il suo ambiente umano e geografico é fonte di vitale comprensione del messaggio della Sacra Scrittura. Questo pellegrinaggio a lungo desiderato é stato pianificato dal nostro socio Sergio Baldan, che ci ha preceduto due anni fa percorrendo il tragitto in bicicletta, guidato a sua volta dal diario del milanese Santo Brasca, pellegrino in Terrasanta nel marzo del 1470. Nella sosta a Betlemme Sergio ha accolto l'appello dei frati francescani che chiedevano di invogliare i pellegrini a venire senza timore nei luoghi del Vangelo.
Sempre ferma per noi é l'intenzione di un vero pellegrinaggio, quello che mantiene il contatto con il territorio e fa dell'esperienza del cammino l'elemento essenziale. Dopo averlo annunciato nelle assemblee della Associazione Triveneta Amici di Santiago, il sogno di andare si concretizza quando don Paolo Giulietti rapidamente procura le cartine dettagliate di Israele che ci permettono di muoverci a piedi e p. Leone completa i contatti con i francescani assicurandoci le loro strutture ricettive che si sono dimostrate ottime.
E' tutto pronto, partiamo!

Rambla 10 ott.

chiostro Dopo gli ultimi severi controlli della sicurezza israeliana nell'aereoporto di Tel Aviv, cambiamo il denaro e saliamo sull'autobus per Rambla; saremo ospiti del grande e vuoto convento annesso alla chiesa di S. Giuseppe d'Arimatea, in via Rehov Bialich. Ci aspetta l'egiziano padre Abdel che ci accoglie con gioia. Giulio, il più giovane di tutti, e io, decidiamo di dormire all'aperto nel chiostro; qui l'aria é ancora mite e profumata, siamo circondati dalle palme e sentiamo i canti di una vicina festa. L'indomani, durante l'ufficio della messa, sono con noi alcuni cristiani, certo discendenti delle prime comunità locali. Con leggero stupore assistono nella nostra lingua, chini sopra i loro libri scritti in arabo. Dopo averci preparato una abbondante colazione p. Abdel ci mostra una vicina stanzetta in cui si dice che abbia ospitato Napoleone che, infastidito dal richiamo del muezzin, gli abbia sparato!

San Giovanni nel deserto 11 ott.

Un breve tratto in autobus ci porta a Latrun. Visitiamo la chiesa dei Trappisti Francesi, ed iniziamo il percorso a piedi verso Even Shappir, seguendo in parte tratti della strada Burma Road, tristemente famosa durante la guerra dei sei giorni. Alla fine del giorno siamo sorpresi dal buio prima dell'arrivo ma una guardia forestale ci porta a un incrocio dove poco dopo saremo raccolti dal cileno padre Sergio che ci aspettava e tutto finisce bene. Troviamo qui Marco, un signore romano, ospite del monastero, assieme a Patti e Fabbian, che ci hanno preceduto in taxi per problemi fisici. Ci stanno preparando una ottima pasta: grazie siete dei veri hospitaleros!. Il monastero é bellissimo e severo. Costruito con la stessa pietra del monte da cui sorge, ingloba e conserva la grotta in cui si é ritirato il Battista. Un piccolo sentiero porta alla grotta dove c'é l'unica fonte di acqua del luogo in cui si abbeverava e ancora oggi sgorga dalla roccia. Padre Sergio ci comunica la possibilità di ricevere ospitalità in cambio di lavoro di giardinaggio e accoglienza dei pellegrini; questi sono in gran parte russi ortodossi. Questo é un luogo a loro particolarmente caro. Il monastero é infatti dei francescani solo dal 1924 quando é stato da loro acquistato dalla chiesa russa ortodossa e restaurato. Siamo stanchissimi ma felici del nostro pellegrinare, di essere accolti e rifocillati. Il silenzio della notte é abitato dagli ululati lugubri degli sciacalli.

Ain Karem - Betlemme 12 ott.

monasterosgiovanniindeserto Timorosi di quanto successo ieri, dopo le laudi mattutine decidiamo per un autobus che ci porta nei dintorni di Ain Karem e, da qui con un breve tratto a piedi, siamo nella basilica della Visitazione posta su una leggera collina, ed infine in quella dell'Annunciazione.
Qui abitavano Elisabetta e suo marito Zaccaria e Luca inizia il suo vangelo narrando la nascita miracolosa di Giovanni. Fin qui Maria corre da Nazaret a salutare Elisabetta, sua parente, e questa la dichiara beata.
Un nuovo autobus ci porta oltre Gerusalemme e finalmente a piedi ci dirigiamo a Betlemme. Poche ma belle ore di cammino che ci permettono di vedere all'orizzonte il monte Herodion, la fortezza fatta costruire da Erode, e i dintorni della Città Santa e subito siamo in Palestina dopo aver attraversato il terribile muro divisorio. Nessuno ne aveva mai visto uno di così incombente, lo dobbiamo attraversare, e tutti siamo presi da un forte senso di drammaticità del presente che ci consapovoli dell'emarginazione di questo popolo. Siamo ospiti della vuota Casa Nova cosí ognuno avrà comode camere singole. Padre Leone celebra nella piccola splendida cappella di S. Elena: siamo solo noi dodici e ci sentiamo toccati. Scesi poi alla grotta della natività abbiamo cantato "Tu scendi dalle stelle". E' da qui che tutto ha avuto inizio e ne siamo inteneriti.

Gerusalemme 13 ott.

portasion Riprendiamo il percorso di ritorno, verso Gerusalemme di buon mattino. La terribile barriera ci ferma per quasi mezz'ora ma poi via lungo il viale Hebron che ha poco traffico, oggi infatti é shabbat e tutte le attività sono ridotte. Saliamo a Gerusalemme!
Ci fermiamo spesso a guardarla e dopo poco entriamo per la porta di Sion diretti al Cenacolo. Il Cenacolo: una vasta stanza oggi spoglia, scoperta seguendo un uomo senza nome che portava una brocca d'acqua. Gesù non aveva casa, ma per Pasqua ne aveva bisogno, doveva benedire il pane perché diventasse il pane di Vita. E' questa la prima chiesa e il primo altare.
Andiamo sulla sua terrazza dove il sole e la brezza ci avvolgono. E' ormai mezzogiorno, siamo in piena luce e sentiamo cantare e suonare poco lontano da noi durante la gioia di un matrimonio ebraico. Questa é la Gerusalemme terra di canti e di gioia, ci dice p. Leone mentre ascolta e a stento trattiene un canto. Rimanda la lettura corale del Vangelo che avevamo programmato aspettando che i canti diventassero leggeri e la commozione si attenui.
Dopo aver visitato il Cenacolo scendiamo da Sion, passiamo per la porta di Giaffa dove vicino si trova la chiesa dedicata al nostro S. Giacomo; ci rattrista trovarla chiusa anche durante le ore permesse di visita.
Siamo alloggiati nell'ex orfanatrofio dei francescani: comodi letti, docce calde e una grande terrazza che domina Gerusalemme vecchia molto vicina al S. Sepolcro.
Padre Stefano Cavalli, studioso dello Studium Biblicum Franciscanus, sarà la nostra ottima guida e con il suo interesse ci dona il privilegio di poter restare chiusi per una parte della notte nel S. Sepolcro. Dalle 19 alle 22.30 soli e in silenzio con tutti i sensi cauti per sentire quel fruscio, quel guizzo che svela come in quel mattino di Pasqua qui a Gerusalemme, la morte sia stata vinta.
santosepolcro E' concreta la riflessione sul fatto che l'avventura del cristiano non é che un pellegrinaggio, non verso una meta che si esaurisce nella storia in questa valle di lacrime, ma che si raggiunge in quel regno che non vediamo.
Siamo nati senza che ce ne avvedessimo e spero che così sarà anche quando moriremo. Questo intimo contatto con il punto oscuro della nostra vita é stato sciolto nella meditazione costante della morte subita ed accettata da Nostro Signore e poiché ha fatto tutto per noi, anche la sua morte é per noi, riscatta la nostra, e così ci rassicura con la Sua presenza in quelle ore terribili perché il sepolcro era davvero spalancato e vuoto e non perché qualcuno nottetempo avesse rubato un cadavere!
Quando usciamo ci guardiamo stupiti: avevamo tutti timore ma ora siamo come liberati e resi leggeri.

Gerusalemme 14 ott.

Oggi é domenica e in compagnia di p. Stefano raggiungiamo la cappella della Flagellazione, celebreremo la messa in un'altra chiesa, cupoladoro a pochi passi da questa, che é la seconda stazione della Via Crucis. Partiamo lungo le stazioni in mezzo al bailamme ed al vociare di una folla eterogenea intenta alle più varie attività. Come in quel giorno lontano mai dimenticato dai cristiani, che vide Nostro Signore con la croce deriso e schernito.
Noi oggi siamo liberi nella strada, la sua sofferenza ha dato senso alle nostre vite, al male e al dolore, ci ha affrancati dalla superficialità. Visitiamo la piscina probatica, ascoltiamo attenti i cori improvvisati dei pellegrini nella chiesa di S. Anna, celebre per la sua acustica. Poi alla Dormizione e da qui saliamo al Getsemani e, dopo una ripida salita, siamo al Dominus Flevit e anche noi ammiriamo attenti le mura della città Santa. Ci ritroviamo al S. Sepolcro per assistere alla quotidiana processione dei francescani con grande devozione.
Tardi nella sera in terrazza, sopra le luci della città, prima del sonno, insieme preghiamo il salmo 112. Il sonno mi stenta e sento ancora ripetere il versetto:
..non temerà annunzio di sventura
saldo é il suo cuore, confida nel Signore
..

Gerico 15 ott.

E' l'alba, il mugolio del muezzin ci sveglia e usciamo svelti per la porta dei Magrebini: ci aspetta la navetta che ci lascia poco dopo l'inizio del Wadi el-Quelt. sangiorgio Ecco il deserto di Giuda! Da qui giù per il sentiero del Wadi avvolti prima da un tenue albedo e poi immersi nella splendida luce rosata del deserto (non é forse la luce il simbolo dei doni messianici?), lungo il rivolo d'acqua che alimenta la vita nel monastero di San Giorgio.
Arrivati dopo il panoramico cammino aereo sopra la spaccatura del Wadi ci siamo fermati all'ombra degli abeti che circondano il monastero. Padre Leone ci ricorda come il cantico di Zaccaria (Lc 1,68-79) annunci l'adempimento delle divine promesse prima della nascita del Battista e tutti insieme ne intoniamo il canto. Momenti di intensa comunione che restano impressi e vivi nei ricordi di questa terra in cui si sbatte contro i luoghi solo sentiti del Vangelo ed ora così concreti. Grazie p. Leone, come sai ben interpretare i nostri sentimenti!
Arrivati a Gerico ci accoglie, all'inizio un pò ruvidamente, p. Francesco, un francescano di origine argentina che guida la locale Terrasanta School frequentata da 280 giovani di Gerico. Ci raccogliamo nella sua piccola chiesa e poco dopo, capite le nostre esigenze, siamo ospitati nel suo magnifico giardino, facendo giungere un abbondante pasto. Ah! Francesco come é duro vivere qui assediato dai minareti dove più volte al giorno vengono sparsi i veleni dell'odio! Ma tu mantieni tenero il tuo cuore.
In navetta ci rechiamo a visitare la scala di Zaccheo, il celebre sicomoro (non sarà lo stesso ma il richiamo é fortissimo): é circondato da venditori pieni di paccottiglia luccicante. Eri piccolo di statura, avido, ma il Maestro ha lasciato le folle per te, ed é venuto in casa tua inaspettato. Lo hai accolto, timoroso ma felice, ha salvato la tua vita: che notte ti ha fatto passare!
Proseguiamo poi fino una stazione balneare nel Mar Morto dove ci aspetta l'esperienza unica di un bagno nelle sue acque.

Gerusalemme 16 ott.

padrepizzaballa Oggi é l'ultimo giorno, tutto é passato troppo in fretta. Padre Stefano ci aspetta per una visita alla città: andremo sulla spianata delle Moschee vicini alla splendente Cupola della Roccia, sulla quale l'oro della cupola rifulge come un emblema, venerato dai fedeli delle tre fedi monoteiste; la moschea di El-Aqsa é la più grande di Gerusalemme, al tempo dei crociati ospitava i re cristiani. Non possiamo purtroppo entrare.
Infine il muro del pianto, le enormi pietre erodiane che costituiscono la sinagoga a cielo aperto frequentata dagli ebrei praticanti che qui convergono in pellegrinaggio da ogni parte del mondo: é il segno palpabile della diaspora.
Alle 18 ci riceve il padre Custode di Terrasanta, p. Pierbattista Pizzaballa: ci ha ringraziato, benedetto e consegnato l'attestato di pellegrini ribadendo a nome dell'Ordine che i luoghi francescani della custodia sono aperti all'ospitalità.
Tardi la sera, sulla terrazza di Casa Nova, con tutte le luci della città che scintillano nell'aria tersa, con noi tutti intorno, p. Leone legge il ilgruppo cap. 21 dell'Apocalisse: la venuta della Gerusalemme Celeste, la città del bene che scende dal cielo ed é perfetta fatta a quadrato, poggia su Cristo e sui 12 Apostoli, é piena di ogni ricchezza e splendore, fondata su una miriade di pietre preziose e non avrà bisogno della luce del sole perché la gloria di Dio la illumina, non avrà il Tempio perché Dio é presente dappertutto senza più bisogno di essere separato.
Il vivere porta momenti che turbano, la verità di fede richiede adesione intima, il senso di eterno ci riempie il cuore, così la commozione che ne deriva é il segno della nostra umanità.

Andiamo fiduciosi in Terrasanta in questa geografia della fede, in cui tutto si concretizza, terra di salvezza e di continui messaggi, riparando con le mani la luce flebile come una lucciola della nostra fede, perché é qui che lo spirito ha cominciato a soffiare sollevando e disperdendo la polvere.