Associazione Triveneta Amici di Santiago Associazione Triveneta Amici di Santiago
home page cammini cammino di Assisi
la fede
la fede
ex Collegiata di S. Maria del Manzano - Castrojeriz -

il cammino di Assisi

da Montepaolo ad Assisi (9 - 21 giugno 2013) - pellegrinaggio di associazione


bisogna che il mio corpo sia in moto perché io vi trovi il mio spirito

J. Jacques Rousseau

domenica 9 giugno 2013 arrivo a Dovadola

Con il treno proveniente da Venezia, il gruppo é al completo, e siamo:

Terenzio e Sergio partiti da Venezia, i fratelli Maurizo e Lorenzo da Mestre, Adriano, Giampiero, Paolo, Paolo Trevisan, Gianni e infine Daniela l'unica donna.

Dopo una rapida corsa con la corriera per Dovadola eccoci al rifugio 'Benedetta Bianchi Porro' dove il gentile don Alfeo ci aspetta.
Ci sistema sulle stanze all'ultimo piano che é adibito a dormitorio.
Poco dopo siamo a cena alla trattoria 'La scaletta' distante 3/4 km, accompagnati sempre da don Alfeo con il suo camioncino che, sorprendentemente e malgrado i rumori indescrivibili, riesce a portarci al rifugio.

Cena corposa, vino decisamente pesante.
A sera don Alfeo compila e ci consegna le credenziali assieme una gradita benedizione.

Comincia questo pellegrinaggio su luoghi e con i nomi fra i più intensamente spirituali della nostra storia.
Domani sveglia alle 6.

lunedi 10 giugno Dovadola - San Valentino

Alle 6 iniziano le alzate dal letto e la processione all'unico bagno.
Mancano pochi minuti alle 7 che siamo già in partenza. In centro a Dovadola c'é un piccolo supermercato, dove ci facciamo preparare i panini per il pranzo e, poco dopo al bar la colazione con cappuccino e cornetto.

Ristorati e con provviste iniziamo il cammino di Assisi, seguendo le indicazioni della guida e le numerose freccie tricolori che indicano il percorso.
Dopo circa un'ora arriviamo all'eremo di Montepaolo.
verso San Valentino Timbriamo la credenziale, una visita alla chiesetta, una sosta ed infine una breve preghiera con una riflessione sul significato del nostro pellegrinaggio. Raccogliamo adesso le intenzioni che ognuno porterà davanti a San Francesco.

Fino al passo di monte Trebbia ripercorriamo il percorso compiuto lo scorso anno nel cammino lungo di Sant' Antonio.
Il paesaggio é bello, silenzioso, passiamo per strade e sentieri praticamente deserti, qui il senso dell'abbandono della montagna é particolormente evidente.
Nel pomeriggio il cielo si rannuvola, ma poi fortunatamente il vento spazza le nuvole.
In un luogo ombreggiato ci fermiamo per il pranzo. Passiamo per l'azienda agricola Montebello e possiamo osservare i vari rimboschimenti con conifere tipicamente alpine.

Verso le 15.30 arriviamo al rifugio 'San Valentino' che ha di fronte una chiesa isolata in mezzo ai boschi.
I locali della canonica sono stati trasformati in stanze con letti a castello dove ci sistemiamo dopo una splendida doccia e lavaggio della biancheria ed infine un po' di riposo.

Man mano che scorre il pomeriggio il tempo rinfresca sempre più, inizia a piovviginare e Cesare, il gestore, accende il caminetto!
Verso le 18.30 ecco la cena: tagliatelle al ragù, pollo al forno, patate, formaggio vino acqua caffé e grappa! Tutto squisito ed abbondante.

Dopo cena a chiaccherare con i simpatici gestori e alle 21.30 a nanna.

Sergio B.

martedi 11 giugno San Valentino - Premilcore

Dopo la colazione a San Valentino e una preghiera comunitaria, alle 7.15 siamo partiti di buona lena.
Subito abbiamo percorso un bellissimo sentiero immerso nei prati fioriti che correva sulle creste dei monti con panorami mozzafiato; purtoppo é durato poco.

verso Premilcore Strada asfaltata non panoramica, ma durante il cammino ci sono state delle curiosità.
Alle 8.30 breve sosta davanti alla chiesa (chiusa) di S. Maria in Castello che una volta veniva utilizzata come cimitero del paese.

Passiamo poi un capitello dedicato alla Madonna, che recita :

'La mamma Buona sa molto bene il nome, il cognome, la data di nascita, ed il domicilio di tutti i figli che si fermano qui a salutarla e adunque facendo per lo meno inutile e certamente indecorosa scrivere tutte le cose dette sulle pareti e nella volta del grazioso tabernacolo che a noi la custodisce.
Accostetevi pertanto con riverenza o figli della madre'.


Poco dopo le 11 siamo giunti a Portico Romagnolo per rifornirci di viveri e, un ragazzo gentilissimo, figlio della ormai famosa Marisa, l'amica dei pellegrini e gestore dell'albergo 'Al vecchio convento', ci ha timbrato le credenziali e offerto il caffé, con la promessa che porteremo una candela e una preghiera a San Francesco.

Attraversiamo il bellissimo ponte medioevale della 'Maestà' ben riforniti di acqua dalla sua vicina fonte e saliamo la spossante salita del monte Orlando di 730 mt arrivando con molta fatica e una terribile discesa a Premilcuore che sono le 15.30 e, dopo un'ora ecco il fine tappa, l'agriturismo Ridolla dove ci aspetta una doccia calda e una grigliata per cena.

Maurizio S.

mercoledi 12 giugno Premilcuore - Corniolo

Tappa assai breve ma intensa (nel senso di dispendio di energia) consistente in una vertiginosa ascesa a Ca' Ridolla di circa 500 mt e sul monte Fratta di 1100 mt, un tratto in falsopiano in carrareccia e una precipitosa discesa su Corniolo sede del rifugio e fine tappa.

Il percorso che come al solito inizia allegramente e con attenzione alle comunità locali fa scorrere un ponte a schiena d'asino, giochi d'acqua nel greto del Rabbi, flora rigogliosa nel sottobosco (ricordo in particolare piccole orchidee violacee), e si snoda quasi interamente nel Parco Nazionale di Campiglia Falterona e Foreste Casentinesi.
Maestose abetaie a tratti così fitte da oscurare la luce meridiana, si succedono a faggete luminose con i bianchi tronchi a volte ritti come alberi di trinchetto, a volte torti e da Gigino a Corniolo tormentati con radici che si aggrappano ad ogni zolla di terra, abbracciando ogni spuntone di roccioso a trattenere e trattenersi.
Nella zona più esposta al sole occhieggia il maggiociondolo fiorito con rivoli d'oro fra lo scarso fogliame e perfettamente in fiore degli splendidi esemplari di ippocastani.

Quando l'erta si fa dura ecco che affiorano i piccoli acciacchi che mano a mano si accumulano in ognuno di noi (con eccezioni é ovvio, non se la prendano gli atleti suscettibili), eh già non siamo più dei giovanotti.

Per il pranzo, oggi menù di pesce e poi la discesa fino al buen retiro dei nostri sogni: panche e sdraio all'ombra delle frasche, laghetto e dolci prati fino al limite dei boschi (Valpisella).
Pochi chilometri ancora ed eccoci a Corniolo (circa 600 mt s l m) microscopico ed accogliente.

A cena da Gigino, la sciura Maria moglie del Gigino che é assente per incontrare papa Francesco, prima ci vizia col cibo poi ci 'carica' con lo zuccherino 'sputafuoco'.
Poi racconti ed aneddoti lasciati qui dai pellegrini : storia del Coreano pioniere, origine del nostro rifugio ex stalla per muli di tale Pierone, cammino del cane Pecorino divenuto star Austriaca a 4 zampe con dedica di un libro.

Presto a nanna con la prospettiva di una notte laboriosissima e di un risveglio antelucano (per via di chilometri da percorrere).

Lorenzo S.

giovedi 13 giugno Corniolo - Camaldoli

Che dire di questa tappa di sicuro lunga ed impegnativa, praticamente sempre in mezzo a boschi meravigliosi?

Abbiamo iniziato la nostra giornata con una colazione 'autogestita' incubo di ogni gruppo, ma nel nostro caso é stato un successone!
Dopo aver lasciato il nostro compagno Lorenzo alla fermata dell'autobus per un problema al ginocchio, (ma ci raggiungerà a Campiglia), ci siamo procurati il pasto e, visto che andavamo verso la foresta del Casentino, quale poteva essere il nostro cibo? Naturalmente pane e cacio!

Già dal nostro primo attacco alla montagna mi sono resa conto che l'acqua viveva in lei con molta energia.
Torrenti, cascatelle, rigagnoli, pozze, terreno intriso di questo bene prezioso.

nelle foreste del Casentino Questo bosco che sembrava non avere mai fine (24 km) e che, nonostante la fatica dell'attraversamento si é dimostrato gentile con noi, regalandoci tratti di terra tenera e soffice dove posare in morbidezza i nostri piedi doloranti, a volte terreno duro e scivoloso per ricordarci di affrontare le ripe con umiltà.
Ci ha donato una luce soffusa e delicata quanto bastava per non affaticare i nostri occhi permettendoci così di volgere lo sguardo in alto verso le cime dei suoi alberi e oltre.
Ci ha regalato la musica dei suoi corsi d'acqua che ha accompagnato i nostri pensieri più profondi, ha acceso emozioni, e aiutato le nostre preghiere.
Ci ha elargito colori semplici, essenziali degli alberi, delle roccie, dell'acqua e tutto questo ci fa sentire di essere protetti.

Questi sentieri duri, misteriosi, ripidi ma pieni di fascino che hanno solleticato la mia curiosità nel pensare a cosa troverò dopo?
Sento il bisogno di ringraziarti cara foresta del Casentino perché non potevi regalarmi un luogo più magico e reale di questo, che mi ha permesso di raccogliere i miei pensieri più profondi.

Le lunghe ore trascorse nella meraviglia di questo pezzo di cammino così speciale, nell'umiltà più totale di sentirsi parte di questa natura prorompente, mi ha permesso di fare un percorso dell'anima profondo e duraturo.

Un grazie ai miei compagni di cammino che mi hanno sostenuto ed incoraggiata sempre.

Restano nel mio cuore insieme alla meravigliosa scoperta di questo cammino.

Daniela D.

venerdi 14 giugno Camaldoli - Biforco

Partenza orre 8.10 arrivo 17.45

Un'altra dura tappa da affrontare: dopo aver fatto colazione, gli speciali ospitaleri Geltrude e Antonio, che avendo percorso altri cammini, sono consci delle problematiche giornaliere dei pellegrini, ci consegnano i capi di vestiario che avevamo lasciato in lavatrice ieri sera.

Hanno anche acceso la stufa per poterli asciugare nell'umidissimo caseggiato: i panni non sono tutti asciutti, ma quelli ancora umidi si asciugheranno appendendoli allo zaino durante il cammino.
E' molto 'in'.

Prima di metterci in cammino, Antonio ci porta a visitare il noto castagno 'Miraglia': é la grande pianta secolare diventata famosa per la cartolina che la rappresenta con un monaco in meditazione al suo interno. Tranquilli! Il monaco non c'é.
Voci false e tendenziose lo danno chiuso nella sua comoda casetta all'eremo.

Poi inizia la tappa che é molto dura fino a Badia Prataglia, poi invece lo stesso.

Il piccolo paese di Badia Prataglia é un grosso centro abitato....per gli abitanti della zona.
E' fornito di supermercato, bar, farmacia, banca.
In più oggi che é venerdì c'é il mercato.

Ne approfittiamo e ci fermiamo nel banco della frutta dove assieme alla merce che compriamo, la fruttivendola ci delizia omaggiandoci di prodotti squisiti: fette di melone, albicocche e pomidoro. eremo di Camaldoli
Poi in un vicino parco giochi pranziamo con un panino al prosciutto made in Despar e una fetta di dolce cantuccio, quindi ripartiamo.

Prima di iniziare la salita passiamo per casa Romito, evidenziata da una bandiera giapponese innalzata su un alto pennone.
Come si dice: 'Siamo ragazzi!' e bonariamente spieghiamo la presenza di molti alberi trovati spezzati o caduti nel sentiero odierno come opera di attività di banzai karatechi.

Ma ecco che incontriamo il signor Roberto B. titolare della casa che ci spiega come la bandiera ricordi la sua grande amicizia nata con pellegrini e musici del Giappone.
Poi ci offre del vino da bere, ma solo l'impavido Adriano osa degustare un bicchiere di buon Chianti.

Rimessici in marcia, dopo un duro tratto in salita seguito da diversi saliscendi, alle 17.15 transitiamo per Rimbocchi, posto dove si trova il rifugio 'Valle Santa' in cui l'anno scorso ho trascorso una settimana in qualità di ospitalero.

Rivedo così posti conosciuti allora e all'arrivo al rifugio di Biforco trovo, come responsabile del centro di accoglienza pellegrini, Silvia.
Com'é diverso essere accolto da pellegrino che cliente al bar e... rappresentante della concorrenza!.

Per cena Daniela con altri baldi compari pellegrini ci preparano un'ottima cena: riso con patate e frittata con cipolle.

Che dire: questo cammino si presenta bello, con panorami stupendi anche se in certe situazioni lo trovo duro.
Io prima di partire mi sentivo sicuro della mia preparazione, ma non ho tenuto conto della possibile presenza nel tragitto di reali difficoltà per la mia .... patologia.

Mi passa per la mente un'espressione:
'un'imbarcazione é più sicura quando si trova in porto; tuttavia non é per questo che le barche sono state costruite'.
E' tratta dal libro 'Il cammino di Santiago' di Paulo Coelho, tanto conosciuto dai pellegrini, e che ho fatto mia.

Dio, il misericordioso, mi ha dato molte gioie nella vita, ottenute spesso con determinazione e fatica.
Lo ringrazio per avermi dato la forza di abbandonare il mio porto sicuro.

Ripenso agli attimi di commozione passati due anni fa al mio arrivo a Santiago in cui ho compreso che esserci arrivato non é stato un mio diritto ma Lui mi ha aperto la strada per affrontare le difficoltà dell'esperienza.

Adesso sì, ho un po' di amarezza e orgoglio per non riuscirci da solo, ma vedo che se non mi avesse fatto trovare una compagnia di così impagabile pazienza e aiuto, non riuscirei a percorrere questo cammino.

Grazie e buen camino!

Paolo Trevisan

sabato 15 giugno Biforco - Caprese Michelangelo

E' presto quando siamo in cucina per colazione e la luce del giorno é ancora debole.

Scendiamo rapidi lungo il paese che ancora dorme, neanche un cane in giro.
Arriviamo subito al guado del torrente Aquabianca, ma l'acqua é forte e non ce la sentiamo di bagnarci i piedi. Saliamo allora una stradina che si imbocca poco avanti e qui troviamo degli stranieri che da un'auto all'altra scaricano grosse valige.
Li troveremo poco avanti nel casolare che abitano.

Sulla strada ombrosa che sale dolce c'é una deriva a vela su un carrello: ha il telo che la copre (copriva) stracciato e adesso é piena di sterpi e foglie, é abbandonata da anni.

eremo di La Verna Penso sempre alla Verna oggi mentre il sentiero sale e sale e il mio sudore scende, a come questa sia stata un nido per pensare i momenti di scelta della vita di Francesco.
Molte sono le pozze di profondo fango nel sentiero e spesso trattengono il piede che vuol salire...fango del mondo che pesa sui nostri piedi che faticano a trovare ali.

Paolo ha momenti di difficoltà e abbiamo fango fin sulle caviglie, poi le foglie dei faggi, figli di quelli che hanno visto Francesco, rendono il sentiero morbido e tutto é dimenticato.
Fringuelli e cuculi ci accompagnano mentre procediamo sotto la luminosa ombra dei faggi.

E La Verna appare improvvisa con la sua rupe a picco 'nudo sasso' con sopra la corona del muro.

Siamo in chiesa per la messa, ed é piena di un gruppo di preghiera venuto da Ciampino.
All'offertorio i frati all'organo accendono le luci della Annunciazione e della Natività di Della Robbia posti ai due lati della navata ed ecco che in uno l'angelo rifulge di biancore e nell'altro Maria é diventata luminosa della luce delle nuvole e accoglie il bimbo Salvatore.
E' tutto luce, la stessa del cielo azzurro e delle sue nuvole quella che questo artista ha creato con il fango di questi monti. Terra e cielo, materia e aria é tutto un brillare. Ha reso solide le nuvole e il cielo, ha reso solido sasso visibile, l'invisibile.

Visitiamo la Cappella delle Stimmate: celebrano messa per un gruppo di Filippine.

Mettiamo il 'sello' sulle credenziali; oggi Daniela ci lascia ed é un grande vuoto.
Sì, mi manca la sua nascosta premura per le nostre incurie.

Sul sagrato la rustica croce custodisce l'orizzonte, le braccia circondano il mondo, il cielo é un cristallino di viva luce turchina sopra tutti noi.
E' la pupilla di Dio.

piazzale della Verna ore 13.10

Paolo T.

domenica 16 giugno Caprese Michelangelo - Sansepolcro

Partenza da Caprese alle 7.

Il cammino da Caprese a Sansepolcro é di 25 km.
Iniziano sali scendi con dislivelli di 200/300 mt, strada asfaltata poi sentieri non difficili in terra battuta.
Ci siamo fermati per pranzo alle 11.30 sulle rive del lago Medoglio.

Prima di arrivare a Sansepolcro camminiamo lungo una strada diritta polverosa calda e lunga che ci sfinisce e finisce l'acqua di scorta.
Arriviamo a Sansepolcro alle 16.30 ospiti del monastero dei Servi di Maria.

Siamo a messa nel Duomo e poi fuori a visitare la città intorno alla piazza Torre Berta (che adesso non c'é essendo stata distrutta nell'ultima guerra). Sansepolcro é molto antica: risale al 1012, città natale di Piero della Francesca ha cinque chiese.

Devo dire che in questo cammino non ho sentito molto il contatto con la natura e la spiritualità del paesaggio di San Francesco; ero troppo stanco e spero di potermi riprendere presto.
Io sono venuto al cammino di Francesco per il gruppo che in parte già conoscevo, ma anche per poter stare solo con me stesso.

Quando cammini infatti, ti puoi isolare e pensare anche se sei in compagnia. Sei te, la natura che ti circonda e le parole di San Francesco.

Lorenzo S.

lunedi 17 giugno Sansepolcro - Città di Castello

Sveglia alla solita ora per essere puntuali alla colazione delle 7 preparata molto bene dalla signora hospitaliera.
Subito fuori della foresteria di Santa Maria dei Servi, recitiamo la preghiera quotidiana e affidiamo al Signore le fatiche della tappa odierna che sarà dura e lunga. Al nostro gruppo si unisce Luca che camminerà con noi.

Facciamo la spesa in piazza e poi partiamo in ordine sparso sicuri di seguire Gianni il nostro navigatore.
Purtroppo sbagliamo strada e dobbiamo ritornare sui nostri passi e solo alle alle 8.40 imbocchiamo la strada giusta. Gianni naturalmente ci attende e ci guiderà d'ora in poi.

Alle 10 raggiungiamo l'eremo di Montecasale a circa 710 mt di altitudine: ha un bellissimo chiostro ed una incantevole chiesetta.
Tutti fotografano e poi ci riforniamo di freschissima acqua alla fontana dell'eremo. Facciamo un po' di sosta e ripartiamo su una stradina sterrata ma larga, attorniata da un bosco di roveri e raggiungiamo il punto più alto a 1050 mt.

le ciliegie Siamo completamente al sole e, quando raggiungiamo un guado, ci togliamo scarpe e calze per dare sollievo con l'acqua ai nostri poveri piedi.
Si riparte salendo e dopo un lungo falsopiano infiliamo un sentiero a destra che scende nel bosco e dopo poco ben riparati dal sole ci fermiamo per la sosta pranzo. Sono le 12.30.
Dopo una mezz'ora riprendiamo la discesa e incrociamo la statale nel punto di una casa cantoniera che ricorda con una lapide il passaggio di Garibaldi dopo la difesa di Roma.
Si riprende il sentiero che scende tra i boschi di ginestre e prati e il sole che picchia sulle nostre teste, ma circondati dal profumo delle ginestre e dal canto dei grilli.
Ad un certo punto in un bivio troviamo le solite freccie verdi di direzione che indicano entrambi i sentieri; cosa facciamo? Decisione unanime é quella di seguire l'indicazione del GPS di Gianni.

A Pitigliano, alla fine della discesa, troviamo una fontanella salvifica. Continuiamo costeggiando campi coltivati a tabacco ed arriviamo a Lama dove troviamo un bar che ci invita ad una sosta dissetante.

Alle 15.15 ripartiamo ma dobbiamo sostare nei pressi di un casolare per rifornici di acqua: la giornata é caldissima e si beve molto.
Attraversiamo un torrente camminando sulla chiusa; ci dissetiamo anche con le ciliegie che prendiamo lungo la via. Finalmente poco dopo le 18 arriviamo all'ostello.
Abbiamo percorso 30.5 km e saliti per 680 mt e 780 mt in discesa. E' stata molto dura.

L'ostello é poco accogliente; un ex deposito con 10 posti letto e una piccolissima doccia. Non c'é posto per fare ed asciugare il bucato, manca l'aria e siamo incavolati con l'hospitaliero e con i progettisti del cammino.

Finalmente si va a cena al 'Don Pedro', ristorante messicano: penne alle verdure e caponata.

Paolo Trevisan offre il dessert e tre bottiglie di vin santo a tutti. Grazie Paolo.
Un poco doloranti ma adesso davvero sereni, spegnamo le luci alle 22.

Buona notte.

Gianpietro D.

martedi 18 giugno Città di Castello - Candeggio

Poco dopo le 6 inizia il rito della sveglia.

Il rifugio/garage/grotta non é stato certo tre le migliori esperienze nel settore: eravamo praticamente ammassati in 10 in una bassa stanza, con solo una finestrella ed un unico minuscolo bagno: ci siamo ripromessi di segnalarlo.

Alle 7 siamo in strada e ci tuffiamo nel primo bar aperto per la colazione, poco dopo, alle 7.30, siamo i primi clienti del supermercato 'L'abbondanza'.

Riforniti di tutto siamo ora in cammino, la giornata si presenta particolarmete calda: non sono ancora le 8 e il sole già picchia duro.
Appena usciti dalla cittadina il percorso segue una carrareccia che si inerpica sulla collina.

Che Passo Dopo circa un'ora incontriamo i cartelli indicatori della 'via francigena di s. francesco' che d'ora in poi seguiremo quasi sempre, poiché coincidente con il 'cammino di Assisi'.

Le stradine sterrate si snodano in un ambienbte tipicamente aperto, fattorie, campi, pascoli, un maneggio ecc.
Ogni tanto troviamo delle piante di ciliege e doverosamente allunghiamo le mani...neppure a mettere a confronto con quelle strepitose di Vignola di un paio di anni fa!

Dopo poco incrociamo una stradina asfaltata, la segiuamo per un breve tratto e poi imbocchiamo sulla destra il sentiero CAI 108.
Dopo una breve discesa iniziano una serie continua di salite inframezzate da qualche tratto pianeggiante o in discesa.
Il sole picchia sempre più forte. Stiamo pensando di accorciare la tappa, la temperatura si aggira sui 35/36 gradi. Ogni tanto ci ferma all'ombra e verso l'una ci mettiamo a ridosso di una grande costruzione che sembra abbandonata.

Appoggiati all'ombra del muro mangiamo le provviste e decidiamo così di telefonare al rifugio di Candeggio per sapere se hanno d isponibilità di alloggio; fatalità il rifugio é proprio la costruzione alla quale siamo appoggiati!
In pochi istanti il gestore esce e poco dopo entriamo nel cortile di questa casa colonica che ingloba anche la chiesetta del miniborgo.

Ci cistemiamo nella stanze, doccia e con un paio di volte la lavatrice dà una pulitura ai nostri indumenti sudati e impolverati.
La struttura é semplice e bella, spaziosa, i gestori (Michela e Roberto) praticano la permacultura, sono vegetariani e ambientalisti.
Le calde ore del pomeriggio passano nell'ozio e nel riposo.

Intanto tramite Luca, il giovane pellegrino medico di Varese che abbiamo incontrato l'altra sera all'ostello di San Sepolcro, avviserà il parroco di Pietralunga, che non saremmo arrivati, così il ragazzo avvrebbe potuto trovare lui ospitalità.

Qui si sta tutto sommato piuttosto bene, l'ambiente é semplice, all'aria aperta, il cane pueblo é un gran giocherellone mentre una gatta tutta nera fa ogni tanto capolino dalla porta.

Mi incurioscisce un foglio sulla porta del frigo, dice:

fino a che non ci si compromette c'é esitazione
possibilità di tornare indietro e sempre inefficacia
rispetto ad ogni atto di iniziativa e creazione
c'é solo una verità elementare e
l'ignoranza uccide innumerevoli idee e splendidi piani
ma nel momento in cui ci si compromette definitivamente
anche la provvidenza si muove.
Ogni sorta di cose accade per aiutare, cose che altrimenti non sarebbero accadute
una corrente di eventi ha inizio dalla decisione
facendo sorgere a nostro favore ogni tipo di incidenti imprevedibili
incontri ed assistenza anche materiale
che nessuno avrebbe sognato potessero avvenire in questo modo.
Tutto quello che puoi fare, incomincialo.
Il coraggio ha in sé il genio il potere e la magia.
Incomincia adesso.

Verso le 20.30 ceniamo all'aperto assieme ai gestori ed alla loro bambina Antea. Pasta con le verdure, insalata abbondante sono la cena.
Ancora un po' all'aperto per la quattro chiacchiere consuete e sono le 22 che ci troviamo vicino ai letti.

Sergio B.

mercoledi 19 giugno Candeggio - Gubbio

Partiamo alle 8 dopo una breve preghiera e subito affrontiamo piccole salite; all'orizzonte cumuli bianchi, poco vento.

Siamo prestissimo a Pieve de' Saddi, una chiesa un ostello un rudere, sul retro uno stendino con i panni che asciugano. Nessuno. Nessun altro segno.

gregge a pieve de Saddi Ancora salite in parte fra alberi che ombreggiano, mangio una mela, passa veloce un leprotto sulla strada e si infila fra le stoppie.
Un tratto di strada é di abeti, me ne accorgo all'improvviso mentre ci sono in mezzo. Sui campi i trattori stendono l'arba a seccare, ancora alberi di ciliegie troppo vicini per non approfittarne.

Pietralunga appare all'improvviso fra uno squarcio di siepe, e noi siamo in basso, e la sua salita fin sulla piazza con i numerosi scalini é gravosa.
La fontana al suo termine é una benedizione per tutti.

Pranzo frugale sui banchi di un bar chiuso. Il termometro elettronico della piazza é incerto fra i 37 e 38 gradi.

Mi piacerebbe poter volare come le rondini, ma quando passa il bus ci trova stesi sul marciapiede all'ombra.
Passa alle 14.15 e affronta una stradina che serpeggia che sale e scende ed é stretta e gli alberi che, a camminarci formerebbero un frondoso passaggio, lo urtano facendo un rumore come di grandine.

Gubbio appare come pietra bianca sul ciglio verde della collina.
I miei ricordi francescani di Gubbio sono legati al lupo di Francesco. E' stato forse questo un brigante poi ammansito, oppure un signorotto che tiranneggiava i deboli, non so.

Credo che il lupo sia il nostro cuore vestito del pelo duro e grigio del nostro egoismo.

Paolo T.

giovedi 20 giugno Gubbio - Valfabbrica

La giornata, come e più di ieri calda, comincia con una furbata salvavita: i primi 10 km di un percorso previsto oltre i 30 km si fanno a bordo di un autobus, che oltre a noi, porta turisti americani con infradito, cappelli di paglia e short attillati sui sederi gonfi.

Ci si risparmia la salita ma si incoccia un imbianchino saputello che ci inonda di consigli (si vede lontano un miglio che non ha mai fatto più di 100 metri consecutivi a piedi) e ci manda tutto in confusione tanto da farci rinunciare alla visita della Badia di Vallingegno, a poche decine di metri da noi e probabile punto di passaggio del nostro sentiero, per imboccare la trafficata statale in salita e assolata, pericolosa e puzzolente.
L'incubo dura 2 km, poi si piglia a sinistra per una provinciale deserta ed infine ci si infila in uno dei più bei sentieri dell'intero cammino.

san Benedetto Questi iniza sfiorando l'antico castello della Biscina, un rudere in restauro che presto diventerà una residenza per megalomani ma adesso é circondato da ginestre e boschi di quercie e abeti.

Il sentiero si snoda per una infinità di vallette sempre dominando l'invaso artificiale del lago di Valfabbrica, sempre dominato dal maniero che, ore dopo, appare ancora vicinissimo.

Domani é la tappa finale, una tappa breve come uno zuccherino.
Siamo tutti stanchi, meglio sfiniti, le gambe imballate i piedi piagati, la schiena in pezzi. Tuttavia anche se il viaggio é stato un massacro, ne valeva la pena: i posti meravigliosi e invedibili con qualsiasi altro mezzo di locomozione diverso dalle gambe (forse un dorso di mulo potrebbe sopperire); e tutto il tempo per goderli, da ogni possibile angolo visuale.

Particolari altrimenti sfuggiti dal colpo d'occhio superficiale del turista frettoloso; fiori, erbe, profumo, traccie di animali troppo timidi o troppo furbi per farsi vedere, architetture che nessuna guida riporta.
La dolcissima frutta che lungo la via si offre alle mani del viandante, purché a distanza dal padrone, il quale certo trascura di raccoglierla, ma sicuramente ne difende la proprietà, preferendo lasciarla agli uccelli o ai vermi pittosto che a coloro che l'apprezzano o ne hanno bisogno.

Poco prima dell'arrivo un paesaggio idilliaco: chiesetta tra le messi ombreggiata da cipressi (S. Benedetto), ruscelletto, casa di rumeni a fianco con le loro belle antenne paraboliche per captare l'emittente locale.

Tratto a piedi 21 km, salita 300 discesa 650 (thank to the bus)

Terenzio M.

venerdi 21 giugno Valfabbrica - Assisi

Eccoci ad Assisi! La meta del nostro cammino e pellegrinare.

Assisi E' il momento delle riflessioni e dei bilanci, del sospirato riposo.
Arrivare in un luogo significativo dopo tanta fatica é sempre una grande emozione, tuttavia poche sono le mete che fanno emergere gioia come l'arrivare ad Assisi, Roma e Santiago.

Il cammino é alle spalle, non ci si volta indietro, si digerisce tutto nell'esperienza di vita.

Qualunque sia la motivazione che ha portato a faticare sulla strada.

La tappa di oggi é stata facile e poco faticosa, eppure si sentiva nelle gambe la fatica dei giorni scorsi.
Emozionante é stato scorgere Assisi da lontano, tra le colline, sempre più bello avvicinarsi piano piano fino a giungere sul sagrato della Basilica di San Francesco.

Un abbraccio con i compagni di viaggio per materializzare che si é giunti alla meta.

Una rapida visita turistica alla cittadina che ci fa ritornare con lo spirito alla civiltà, anche nei suoi aspetti meno positivi quali l'invasione dei turisti di tante lingue diverse e il clima da mercato nel tempio.

Infine un momento di raccoglimento e di profonda commozione presso la tomba di San Francesco, il nostro compagno di cammino nella vita.

Gianni P.

Arrivo ad Assisi Lo Spirito si sa, parla in modo sommesso.
Così quando p. Leone Tagliaferro e p. Giovanni Voltan espressero il desiderio di collegare il Santo con Assisi e Roma era Lui che parlava.
Abbiamo realizzato l'idea inziata 3 anni fa: partire da Padova, zaino in spalla, ed arrivare ad Assisi e poi a Roma.
La direttrice che abbiamo percorso segue un itinerario spirituale : Padova centro del culto Antoniano, con Montepaolo dove il 'vescovo' di San Francesco ottiene il dono dell'omiletica. Assisi sorgente di quella spiritualità che permea tutto il mondo, ed infine Roma centro riconosciuto della cristianità.

E noi, quando ci siamo messi in cammino lungo queste antiche strade dello Spirito seguivamo una flebile voce.
Una voce che ci parlava dentro, dicendo che esiste una vita che non é la vita che facciamo ora, e che questa nuova vita, sogno capriccioso e desiderato, é quella vera, in cui diventiamo forti e determinati e che la chiave per potervi entrare é nelle poche parole evangeliche:
'...non scaccerai il misero, ma dividerai tutto con tuo fratello e non dirai che qualcosa ti appartiene. Poiché, se condividiamo il pane celeste, come non condividere il pane terreno?'


in piedi da sx : Terenzio Morao, Gianni Pasquale, Paolo Tiveron, Giampiero De Rocchi, Adriano Campagnaro, Paolo Trevisan e in basso da sx Sergio Baldan, Maurizio e Lorenzo Scaramuzza.

A tutti un grande grazie!